Aurora Domus: fiabe animate

Una nuova fiaba animata,  è pronta a sbarcare in piazza Cavalli, fuori dai soliti parchi e giardini. L’appuntamento – questa volta senza il linguaggio dei segni ma aperto ugualmente a tutti i bambini – è mercoledì 18 giugno<https://mail.auroradomus.it/owa/UrlBlockedError.aspx> alle ore 17: per un’ora, i “raccontastorie” della biblioteca “Elefante che legge” metteranno in scena “Le storie della famiglia Caccapuzza”, una famiglia decisamente particolare e poco dedita all’igiene o alle buone maniere. In più, novità assoluta, il racconto della fiaba sarà accompagnato dalla performance dell’artista Lucrezia Desirée Anastasia Cavedagna che reinterpreterà le storie con il linguaggio dell’arte.

Chi l’ha detto che i bambini sordi non abbiano bisogno delle parole? È anche e soprattutto per sfatare questo pregiudizio che lo scorso 6 giugno è andata in scena agli orti di via Degani, a Piacenza, la fiaba animata “C’è un mostro nel mio ripostiglio”, nella quale – per la prima volta – una traduttrice del linguaggio dei segni ha “interpretato” con i gesti il racconto per i bambini non udenti.

L’esperienza è innovativa ed è inserita nel progetto delle fiabe animate della biblioteca comunale Zerosei “Elefante che legge”, gestita dagli operatori della Cooperativa Sociale AuroraDomus, per i bambini dagli zero ai sei anni. Oltre alla normale messa in scena della fiaba – a metà strada tra la rappresentazione teatrale e la lettura collettiva di un libro – anche i piccoli non udenti hanno potuto sperimentare il racconto pur non conoscendo ancora il linguaggio italiano dei segni, che viene insegnato solo successivamente. Il bambino sordo, infatti, ha lo stesso urgente bisogno di nutrirsi di parole proprio come ogni altro suo coetaneo; e troppo spesso di dà per scontato che chi non può sentire non sia interessato al racconto di storie o favole. Spesso, però, la colpa è del modo in cui vendono raccontante, creando delle vere e proprie barriere architettoniche “invisibili”. I bambini che, invece, come nell’esperienza di via Degani, hanno potuto seguire la narrazione col linguaggio dei segni, sono rimasti attivi e attenti, senza staccare gli occhi da chi racconta.