Le cooperative di montagna risorse vitali per il territorio
Hanno piccole dimensioni ma una lunga e gloriosa storia alle spalle, fortemente radicate sul territorio in cui operano e al servizio della comunità locale. Sono le cooperative della montagna piacentina aderenti a Confcooperative, certamente una delle colonne portanti dell’Associazione, non in termini di fatturato e di capienza occupazionale ma senz’altro per i valori che esprimono e per la valenza anche sociale del loro essere impresa. Grazie a loro intere famiglie possono esercitare la propria attività professionale nei luoghi in cui vivono, offrendo anche alle giovani generazioni un’alternativa diversa all’abbandono dell’Appennino per cercare lavoro.
Operano nei settori tradizionali della forestazione, dell’allevamento, del contrasto al dissesto idrogeologico, in agricoltura e nell’edilizia. Combattono la crisi con meno mezzi finanziari delle imprese di pianura ma con una tenacia e una determinazione che spesso nascono dalla consapevolezza del loro irrinunciabile ruolo. Attorno ad esse si sviluppano storie familiari, di amicizia e di coesione sociale autentica.
Il loro operare laborioso e discreto le colloca al di fuori dei circuiti mediatici e gridati del ‘tanto fumo e niente arrosto’ ma allo stesso tempo le pone in condizione di dover affrontare situazioni di difficoltà imprenditoriale con ancora maggiore impegno. Basti pensare che negli anni passati erano decine ed ora si possono contare sulle dita di una mano. Purtroppo, in una congiuntura penalizzante per l’intera economia, manca spesso un concreto supporto delle istituzioni e della legislazione nazionale, il più delle volte orientata a cercare di recuperare le situazioni di criticità piuttosto che a prevenirle.
Salendo a Cerignale, a Perino, a Ferriere, Marsaglia, Bobbio, Vernasca, Coli, molto spesso in località di frazione, si possono incontrare squadre di operai e professionisti al lavoro. Sono gli uomini e le donne della cooperazione di montagna che si adoperano perché la montagna stessa, patrimonio di tutti, possa restare viva e non cadere nell’abbandono. Quello che Confcooperative Piacenza chiede con forza è di non lasciare soli questi imprenditori, predisponendo piani pluriennali e sostenibili di incentivazione e programmazione territoriale delle opere forestali e idrogeologiche che permettano alle imprese una reale pianificazione dei lavori e diano loro una prospettiva temporale di lungo periodo a livello occupazionale.
Chiede inoltre che non vengano sovrapposti ulteriori vincoli, paletti, leggi restrittive, ma che pur nel rispetto delle regole di contesto vengano definiti spazi di deroga e nuovi confini di esercizio imprenditoriale. Solo così la montagna potrà continuare ad essere risorsa vitale e non diventare una riserva desolata buona solo per una gita nelle domeniche d’estate.